Si è consumata la
rottura tra mons. Emmanuel Milingo e la Chiesa cattolica. Dopo aver
ordinato illegalmente domenica 24 settembre a Washington quattro
vescovi, l’arcivescovo emerito di Lusaka è stato scomunicato.
Si è consumata la rottura tra mons.
Emmanuel Milingo e la Chiesa cattolica. Dopo aver ordinato illegalmente
domenica 24 settembre a Washington quattro vescovi, l’arcivescovo
emerito di Lusaka è stato scomunicato. Lo ha reso noto la sala stampa
della Santa Sede attraverso un comunicato dettagliato in cui vengono
ripercorse le ultime tappe della vicenda: dall’avventura con
l’associazione “Married Priests Now” per l’abolizione del celibato dei
preti, fino
all’ordinazione illegale di quattro vescovi (clicca qui), un vero e proprio atto
scismatico che rivela anche le reali intenzioni dell’arcivescovo.
Come spiegato da
Korazym.org nei giorni scorsi (clicca qui), infatti, la causa dei preti sposati
era solo un pretesto, dietro cui si nascondeva l'intenzione di creare
una gerarchia parallela per destabilizzare la Chiesa, soprattutto in
Africa. E l’ordinazione dei vescovi (non riconosciuta dalla Santa Sede e
dal papa, ma valida da un punto di vista sacramentale) non può che
rispondere a questo disegno. Così come il suo primo commento: "La
scomunica non significa niente e non vale più del pezzo di carta su
cui è scritta''.
“L’Arcivescovo Milingo e i quattro ordinati sono incorsi nella scomunica
latae sententiae, prevista dal canone 1382 del Codice di Diritto
Canonico”, afferma la sala stampa, precisando che “la Chiesa non
riconosce e non intende riconoscere nel futuro tali ordinazioni e tutte
le ordinazioni da esse derivate, e ritiene che lo stato canonico dei
quattro presunti vescovi sia quello in cui si trovavano prima
dell’ordinazione”. Una presa di distanza netta per evitare qualsiasi
equivoco, ferma restando la consapevolezza che ordinazioni di questo
tipo hanno di fatto dato vita ad uno scisma. “La Sede Apostolica,
sollecita come è dell’unità e della pace del gregge di Cristo, -
continua il comunicato - aveva sperato nell’azione fraterna di persone
vicine all’Arcivescovo Milingo, per un suo ripensamento e per un suo
ritorno alla piena comunione con il Papa. Purtroppo gli ultimi sviluppi
hanno allontanato tali speranze. In momenti di sofferenza ecclesiale
come questo, si intensifichi la preghiera di tutta la comunità dei
fedeli”.
La Santa Sede fa cenno anche ai tentativi di ricucire lo strappo delle
ultime settimane, aspettando “con vigilante pazienza l’evolversi degli
eventi, i quali, purtroppo, hanno condotto l’Arcivescovo Milingo a una
condizione di irregolarità e di progressiva aperta rottura della
comunione con la Chiesa, prima con l’attentato matrimonio e poi con
l’ordinazione di quattro vescovi”. Al tempo stesso, “esponenti a vario
livello della Chiesa hanno invano cercato di contattare l’Arcivescovo
Milingo, per dissuaderlo dal proseguire in azioni che provocano
scandalo, soprattutto nei riguardi dei fedeli che hanno seguito il suo
ministero pastorale a favore dei poveri e dei malati”.
Fin qui la dichiarazione della Santa Sede che fa chiarezza su una
situazione diventata ormai ingestibile. Rimangono tuttavia alcune
considerazioni da fare, a cominciare dalle responsabilità di chi aveva
avuto il compito di vigilare su Milingo in questi anni. Anche perché la
sua prima fuga, avvenuta nel 2001, era legata ad aspetti molto seri: il
passo successivo al matrimonio con Maria Sung (tra
l’altro, inesistente sia sul piano religioso che civile) avrebbe dovuto
essere la formazione di una chiesa parallela, un progetto minuzioso
descritto in due quadernetti verdi che la Santa Sede riuscì a recuperare
dopo una lunga trattativa e un accordo con la setta del reverendo Moon,
implicata nella vicenda. Qualche giorno fa, Korazym.org ha ricostruito
tutte le tappe del caso, attraverso
la testimonianza del
giornalista Franco Bucarelli, che svolse il ruolo di mediatore tra
il Vaticano e la setta. “Milingo era ed è una persona totalmente
inaffidabile”, ha spiegato Bucarelli, fermo nel ribadire che
l’arcivescovo non è mai stato plagiato o drogato. C’era un piano da
applicare lucidamente, insomma, a cui Milingo ha pensato anche negli
ultimi cinque anni, incontrando Maria Sung almeno due volte in Zambia e
muovendosi in libertà dai luoghi dove avrebbe dovuto essere controllato
(in un primo tempo, in una casa di Focolarini in Argentina,
successivamente a Zagarolo, alle porte di Roma).
Questa volta, tuttavia, la setta di Moon non dovrebbe essere coinvolta,
in virtù della promessa a non contattare più l'arcivescovo, contenuta
nell’accordo del 2001 con la Santa Sede. Il nuovo corso sembra essere
gestito piuttosto dalla sedicente Congregazione cattolica afro americana
con sede a Washington, gestita da George Stallings jr., ex prete
cattolico che rientra, guarda caso, tra i nomi dei vescovi ordinati
domenica scorsa. Quanto a Maria Sung, nel frattempo fuoriuscita dalla
chiesa di Moon, le sarebbe stato ritagliato a pennello il ruolo della
moglie finalmente ricongiunta al suo sposo. Il disegno di Milingo
comincia così a concretizzarsi, sebbene la chiesa di Stallings non abbia
le risorse della setta di Moon. Rimane senza dubbio il problema di
quattro vescovi illegali che possono dare vita a catene di ordinazioni
di per sé valide, nonostante la rottura della comunione con il papa. Una
realtà già presente nella storia della Chiesa, a cominciare dalle
cosiddette chiese vetero cattoliche, mai riconosciute dalla Santa Sede
17/09/2006 Archivio Notizie Papa ed Islam
Archivio Vaticano
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