Il patriarca ecumenico
di Costantinopoli invita i giornalisti per spiegare attese e speranze
del prossimo viaggio di Benedetto XVI nel Paese. Al centro, il dialogo
interreligioso, ma anche la difesa dei diritti della minoranza
cristiana.
Un viaggio per rafforzare il legame tra
cattolici e ortodossi, rinnovare il dialogo con il mondo islamico, ma
anche difendere i diritti della minoranza cristiana in un Paese in cui
la libertà religiosa di fatto non viene sempre tutelata. Per il
patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, saranno questi gli
aspetti cruciali del viaggio del papa in Turchia, in programma dal 28
novembre al 1 dicembre. Il vescovo ne ha parlato con un gruppo di
giornalisti, arrivati ad Istanbul su suo invito.
"Avremo l'occasione di accogliere il Papa qui al Patriarcato - ha detto
Bartolomeo I - e firmare qui una dichiarazione comune dopo la liturgia
che si terrà nella cattedrale San Giorgio il 30 novembre, festa del
patrono ecumenico Sant'Andrea. Aspettiamo con grande amore fraterno il
papa in Turchia – ha aggiunto - si tratta di una visita importante per
il nostro Paese e per i rapporti tra cattolici e ortodossi". Un passo
significativo, proprio nell’anno in cui le due chiese hanno ripreso il
dialogo teologico, dopo sei anni di interruzione, con l’incontro della
commissione mista svoltosi fino al 25 settembre a Belgrado.
Ma la visita del papa avrà anche riflessi interni, ha spiegato
Bartolomeo I, che dice di aspettarsi una presa di posizione in difesa
delle minoranze religiose che vivono in Turchia, perché esse “non
costituiscono una minaccia per il Paese in cui vivono, ma sono un
arricchimento”. “Tra cristiani, armeni, cattolici ed ebrei – ha aggiunto
il patriarca - siamo una piccolissima percentuale della popolazione. Non
vogliamo offendere le autorità del nostro Paese, perché ci sentiamo
parte della società”. E ancora: “Non siamo una minaccia, abbiamo radici
profonde e non vogliamo più dei nostri diritti”.
Un appello che fa riferimento a problemi ben precisi: dal mancato
riconoscimento della giurisdizione e del ruolo stesso del patriarcato
ecumenico al divieto di tenere aperti seminari e scuole teologiche,
senza dimenticare che Bartolomeo per lo Stato turco non è “patriarca”,
ma un semplice cittadino. Per non parlare poi dell’esodo costante di
cristiani avvenuto negli ultimi anni. “Nel 1923 gli ortodossi in Turchia
erano 180.000 – ha detto il patriarca - oggi sono 4.000. Perchè?".
Sul versante del dialogo con l’Islam, la tappa del papa in Turchia
servirà a dare un nuovo impulso al dialogo, anche se Bartolomeo I
ribadisce la necessità del rispetto, perché “su questo pianeta c'è posto
per tutti”. "Benedetto XVI a Regensburg non aveva alcuna intenzione di
offendere il mondo musulmano – ha chiarito - speriamo che con la buona
volontà e il dialogo interreligioso possiamo superare questa crisi oggi.
Naturalmente non vogliamo offendere il profeta dei nostri fratelli
musulmani così come non vogliamo che gli altri offendano Gesù Cristo. Il
rispetto e l'amore reciproco sono necessari e l'unica via per superare
la crisi
17/09/2006 Archivio Notizie Papa ed Islam
Archivio Vaticano
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