Benedetto XVI è ad
Ankara: viaggio "pastorale", non politico. Colloquio con il primo
ministro Erdogan e la Santa Sede incoraggia il dialogo fra Turchia ed
Europa: quasi una svolta. Toni estremamente cordiali nell'incontro con
l'Islam turco.
Dai nostri inviati a Istanbul.
ISTANBUL – Dialogo e amicizia fra Islam e cristianesimo, necessità
di garantire la libertà di religione, e anche appoggio e incoraggiamento
all'avvicinamento della Turchia all'Europa. Sono i tre grandi temi che
hanno caratterizzato la prima giornata dell’atteso viaggio di Benedetto
XVI in Turchia. Passate in secondo piano le preoccupazioni per la
sicurezza e le manifestazioni di protesta – oggi ridotte a poche urla di
poche decine di persone, confinate in una zona periferica di Ankara – la
visita si è aperta all’insegna di una profonda vicinanza di intenti,
sottolineata costantemente negli incontri con i rappresentanti politici
della Turchia laica.
C’è stato, subito, in apertura, l’incontro con il primo ministro Erdogan,
che nelle scorse settimane sembrava non potesse (o volesse) incontrare
Benedetto XVI: un colloquio giocato sul filo del tema dell’ingresso
della Turchia nella UE, e che ha segnato, di fatto, una “svolta” –
neppure tanto piccola - nella politica fin qui seguita dalla Santa Sede.
Prima lo stesso premier turco e poi il direttore della sala stampa
vaticana hanno fatto riferimento all’incoraggiamento e all’atteggiamento
positivo della Santa Sede verso “l’inserimento” della Turchia in Europa,
sollevando sorprese e dubbi per le differenti interpretazioni possibili.
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Ma il tema cruciale della giornata è stato, nelle parole del papa, il
richiamo alla libertà di religione, prima solamente accennato nel corso
dell’incontro con il presidente per gli Affari Religiosi Alì Bardakoğlu,
responsabile della Diyanet, l’organismo che amministra il culto islamico
in Turchia, e poi ampiamente sviluppato nel discorso pronunciato di
fronte al Corpo diplomatico. “La libertà religiosa” – ha detto il papa
è una espressione fondamentale della libertà umana” – ha detto - e “la
presenza attiva delle religioni nella società è un fattore di progresso
e di arricchimento per tutti”; al tempo stesso, tuttavia, le religioni
non devono cercare “di esercitare direttamente un potere politico”,
poiché “a questo non sono chiamate”, rinunciando inoltre “a giustificare
il ricorso alla violenza come espressione legittima della pratica
religiosa”.
Domani, la messa a Efeso al mattino e l’arrivo a Istanbul nel
pomeriggio.
LA CRONACA DELLA GIORNATA
Ore 18,00: il discorso al Corpo
diplomatico, l'insistenza sulla dignità umana e sulla libertà religiosa
La libertà religiosa, da garantire e da proteggere. Il tema
solo accennato nell’incontro con il presidente degli Affari religiosi è
diventato il nodo centrale del discorso
(qui
il testo integrale)
che il papa ha pronunciato a tutti gli
ambasciatori accreditati presso la Turchia. Benedetto XVI infatti, dopo
aver sottolineato la dimensione dell’impegno per la pace, radicata nella
giustizia e nel dialogo, ha affrontato la sfera dei diritti, sostenendo
che un Paese democratico ha il compito di garantire “la libertà
effettiva di tutti i credenti e permettere loro di organizzare
liberamente la vita della propria comunità religiosa”. “La libertà
religiosa è una espressione fondamentale della libertà umana” – ha detto
- e “la presenza attiva delle religioni nella società è un fattore di
progresso e di arricchimento per tutti”; al tempo stesso, tuttavia, le
religioni non devono cercare “di esercitare direttamente un potere
politico”, poiché “a questo non sono chiamate”, rinunciando inoltre “a
giustificare il ricorso alla violenza come espressione legittima della
pratica religiosa”. In una prospettiva di libertà, dunque, il dialogo
“deve permettere alle diverse religioni di conoscersi meglio e di
rispettarsi reciprocamente, al fine di agire sempre più al servizio
delle aspirazioni più nobili dell'uomo, che è alla ricerca di Dio e
della felicità”. La Chiesa si inserisce in questo cammino, ha spiegato
il papa, ricordando “la volontà, contenuta nel Vangelo, di servire la
causa dell'uomo”. Un impegno che interpella tutti ed è per questo che la
Chiesa cattolica, conclude il pontefice, intende rafforzare la
collaborazione con la Chiesa ortodossa, a cominciare dall’incontro con
il patriarca ecumenico, Bartolomeo I.
Ore 16,00: l'incontro con il
presidente per gli affari religiosi, amicizia e collaborazione fra le
religioni - Un colloquio informale di fronte alla stampa, poi
un faccia a faccia privato: è all'insegna dell'amicizia e del dialogo
l'incontro fra il papa e il presidente per gli Affari Religiosi Alì
Bardakoğlu, responsabile della
Diyanet,
l’organismo che amministra il culto islamico in Turchia. Il papa
parla di "incontro simbolico", di comune impegno di fronte "al tanto
sangue umano versato ogni giorno", della "necessità di fare della
religione una forza di pace". E poi afferma che occorre "mostrare che la
religione non si impone con la violenza ma ha dalla sua la forza della
ragione": concetti che rimandano al celebre discorso di Ratisbona, che
il papa ha spiegato ancora una volta. Cristiani e musulmani devono
camminare insieme, da veri “figli di Abramo”, sulla strada del dialogo e
della collaborazione - dice Benedetto XVI nel suo discorso
(qui
il testo integrale)
- senza dimenticare però la libertà religiosa,
condizione necessaria per permettere a tutti di contribuire
all’edificazione della società. “Gli uomini delle due religioni sono
chiamati ad operare insieme” – ha affermato il papa in quello che si
annunciava come un discorso assai complesso, specialmente dopo le
polemiche seguite a Ratisbona – “per aiutare la società ad aprirsi al
trascendente: il modo migliore è quello di un dialogo autentico basato
sulla verità e ispirato dal sincero desideri di conoscerci meglio l’un
l’altro, rispettando le differenze e riconoscendo quanto abbiamo in
comune”. Un proposito non nuovo, per quanto fortemente enfatizzato nei
toni, accompagnato però dall’accenno sul garantire “istituzionalmente” e
rispettare “effettivamente” la libertà di religione, tanto “per gli
individui” quanto “per le comunità”: è questa – dice il papa – “la
condizione necessaria” per consentire a tutti i credenti un “leale
contributo all'edificazione della società”.
Ore 14,30: il faccia a faccia con il presidente Sezer -
Visita di stato, in risposta ad un invito ufficiale del presidente
turco. Così il governo di Ankara ha sempre presentato il viaggio di
Benedetto XVI: inevitabile allora l'immediato faccia a faccia fra il
papa e il capo dello stato. Il colloquio con Ahmet Necdet Sezer si è
svolto al palazzo della Repubblica turca.
Ore 13,00: l'incontro con il
premier Erdogan, la questione Unione Europea - Non dovevano
incontrarsi, e invece hanno parlato per oltre venti minuti: anche e
soprattutto di Unione Europea, con la conferma - arrivata poi
dal direttore della sala stampa vaticana - che la Santa Sede incoraggia
il cammino della Turchia verso l'Europa. Ad andare in scena è un vero e
proprio show del primo ministro turco: riceve il papa ai piedi della
scaletta dell’aereo appena arrivato ad Ankara, lo “scorta” in una
saletta riservata dall’aeroporto e lo saluta davanti a microfoni e
telecamere, con scambio di saluti e di doni: “La mia è una visita per
approfondire l'amicizia fra Turchia e Santa Sede”, dice il papa prima
dell'incontro privato, durato molto più a lungo del semplice “saluto”
previsto dal programma, peraltro modificato appena ieri. Quando i due si
congedano, il papa si muove verso il Mausoleo di Ataturk per l’immediato
omaggio al fondatore della patria; Erdogan invece non ha fretta di
partire per Riga e il vertice Nato e trova il tempo per una conferenza
stampa nel corso della quale annuncia: “Il papa mi ha espresso i suoi
sentimenti positivi riguardo al processo di adesione della Turchia
nell’Unione Europea”, pur sottolineando di “non essere un politico”. “Ho
chiesto al papa - ha aggiunto - il suo appoggio per la Turchia nell'Ue e
lui mi ha risposto positivamente”. Passa un'ora e mezza e il direttore
della sala stampa, padre Lombardi, dice ai giornalisti: "La Santa Sede
non ha il potere né il compito specifico, politico, di intervenire sul
punto preciso riguardante l'ingresso della Turchia nell'Unione
Europea, non le compete. Tuttavia vede positivamente e incoraggia il
cammino di dialogo e di avvicinamento e inserimento in Europa, sulla
base di valori e principi comuni: in questo senso - ha concluso
riferendosi all'incontro di Benedetto XVI con il primo ministro - "il
papa ha espresso apprezzamento per l'iniziativa dell'alleanza delle
civiltà promossa dal premier Erdogan". Secondo il premier turco,
nell'incontro si sarebbe anche accennato al dialogo fra fedi religiose e
all’uccisione di don Andrea Santoro, a Trebisonda, lo scorso febbraio:
"E' stato un gesto isolato, non un atto contro i cristiani", ha
affermato di fronte ai giornalisti. Subito dopo la conferenza stampa,
Erdogan è partito per il vertice Nato in Lettonia. Il papa invece ha
reso omaggio al Mausoleo di Kemal Ataturk, padre della Turchia moderna,
firmando il Libro d'Oro destinato agli ospiti più illustri. Nel suo
messaggio, scritto in lingua inglese, il papa ha ricordato che la
Turchia “è punto di incontro e crocevia di religioni e culture diverse,
cerniera tra Asia e Europa. Volentieri faccio mie le parole del
fondatore della Repubblica turca”- ha concluso – “per esprimere
l’augurio ‘pace in patria e pace nel mondo’”.
Ore 09,00: la partenza - Decollo dall’aeroporto romano
di Fiumicino fra ingenti misure di sicurezza: prima di partire, il papa
in un fugace incontro con i giornalisti ha ricordato che si tratta di un
viaggio “pastorale” e non politico, reso doveroso dal momento difficile
che il mondo attraversa e dall’impegno comune a collaborare per la pace.
Benedetto XVI ha parlato di dialogo fra la "Chiesa e l'Islam" e di
dialogo "con i nostri fratelli cristiani", evidenziando così il valore
simbolico degli incontri che avrà a partire da oggi. Nel tradizionale
telegramma inviato al presidente della Repubblica italiana Napolitano,
poi, il papa ha fatto riferimento alla sua intenzione di “incoraggiare
il dialogo ecumenico ed interreligioso”. Durante il viaggio, poi,
secondo quanto riferito dai giornalisti presenti sul volo papale,
Benedetto XVI ha affermato che “noi europei dobbiamo ripensare la nostra
ragione laica-laicista e la Turchia deve, partendo dalla sua storia,
pensare con noi come ricostruire per il futuro il nesso tra laicità e
tradizione, tra una ragione aperta e tollerante che ha come elemento
fondamentale la libertà e i valori che danno contenuto alla libertà”.
Il contesto - Quello iniziato oggi è per il papa
il primo viaggio in un paese islamico, certamente il più difficile fra
quelli finora portati a termine. La Turchia è un paese dai mille
volti: le proteste di piazza e le paure per la sicurezza, l’indifferenza
e l'orgogliosa volontà di manifestare la propria essenza, al tempo
stesso improntata ad una ferrea laicità e immersa in una cultura che fa
del richiamo all’Islam un dato di sostanza. Fra i temi della visita, il
rapporto della Chiesa cattolica con quella ortodossa (con sullo sfondo
quelli, tutt’altro che idilliaci, fra i cristiani d’oriente e il governo
centrale), i legami e i contrasti fra Islam e Occidente (con ciò che
ancora resta dei veleni seguiti a Ratisbona), il cammino di adesione
della Turchia all’Unione Europea (proprio ieri segnato da una decisione
che rende plausibile da parte di Bruxelles la sospensione del processo
intrapreso). Tutto, in scena da oggi.
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