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24/03/2005 Via Crucis 2005 al Colosseo. Meditazioni e preghiere II (Jan van Elzen, http://www.korazym.org)

28/11/2006 Il papa in Turchia: amicizia con l'Islam ma sia garantita la libertà religiosa (S.Caredda - M.Spicuglia, http://www.korazym.org)

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Benedetto XVI è ad Ankara: viaggio "pastorale", non politico. Colloquio con il primo ministro Erdogan e la Santa Sede incoraggia il dialogo fra Turchia ed Europa: quasi una svolta. Toni estremamente cordiali nell'incontro con l'Islam turco.

Dai nostri inviati a Istanbul.

ISTANBUL – Dialogo e amicizia fra Islam e cristianesimo, necessità di garantire la libertà di religione, e anche appoggio e incoraggiamento all'avvicinamento della Turchia all'Europa. Sono i tre grandi temi che hanno caratterizzato la prima giornata dell’atteso viaggio di Benedetto XVI in Turchia. Passate in secondo piano le preoccupazioni per la sicurezza e le manifestazioni di protesta – oggi ridotte a poche urla di poche decine di persone, confinate in una zona periferica di Ankara – la visita si è aperta all’insegna di una profonda vicinanza di intenti, sottolineata costantemente negli incontri con i rappresentanti politici della Turchia laica.

C’è stato, subito, in apertura, l’incontro con il primo ministro Erdogan, che nelle scorse settimane sembrava non potesse (o volesse) incontrare Benedetto XVI: un colloquio giocato sul filo del tema dell’ingresso della Turchia nella UE, e che ha segnato, di fatto, una “svolta” – neppure tanto piccola - nella politica fin qui seguita dalla Santa Sede. Prima lo stesso premier turco e poi il direttore della sala stampa vaticana hanno fatto riferimento all’incoraggiamento e all’atteggiamento positivo della Santa Sede verso “l’inserimento” della Turchia in Europa, sollevando sorprese e dubbi per le differenti interpretazioni possibili.

  • (Clicca qui per approfondire).

    Ma il tema cruciale della giornata è stato, nelle parole del papa, il richiamo alla libertà di religione, prima solamente accennato nel corso dell’incontro con  il presidente per gli Affari Religiosi Alì Bardakoğlu, responsabile della Diyanet, l’organismo che amministra il culto islamico in Turchia, e poi ampiamente sviluppato nel discorso pronunciato di fronte al Corpo diplomatico. “La libertà religiosa” – ha detto il papa  è una espressione fondamentale della libertà umana” – ha detto - e “la presenza attiva delle religioni nella società è un fattore di progresso e di arricchimento per tutti”; al tempo stesso, tuttavia, le religioni non devono cercare “di esercitare direttamente un potere politico”, poiché “a questo non sono chiamate”, rinunciando inoltre “a giustificare il ricorso alla violenza come espressione legittima della pratica religiosa”.

    Domani, la messa a Efeso al mattino e l’arrivo a Istanbul nel pomeriggio.
     

    LA CRONACA DELLA GIORNATA
     

    Ore 18,00: il discorso al Corpo diplomatico, l'insistenza sulla dignità umana e sulla libertà religiosa
    La libertà religiosa, da garantire e da proteggere. Il tema solo accennato nell’incontro con il presidente degli Affari religiosi è diventato il nodo centrale del discorso

  • (qui il testo integrale)

    che il papa ha pronunciato a tutti gli ambasciatori accreditati presso la Turchia. Benedetto XVI infatti, dopo aver sottolineato la dimensione dell’impegno per la pace, radicata nella giustizia e nel dialogo, ha affrontato la sfera dei diritti, sostenendo che un Paese democratico ha il compito di garantire “la libertà effettiva di tutti i credenti e permettere loro di organizzare liberamente la vita della propria comunità religiosa”. “La libertà religiosa è una espressione fondamentale della libertà umana” – ha detto - e “la presenza attiva delle religioni nella società è un fattore di progresso e di arricchimento per tutti”; al tempo stesso, tuttavia, le religioni non devono cercare “di esercitare direttamente un potere politico”, poiché “a questo non sono chiamate”, rinunciando inoltre “a giustificare il ricorso alla violenza come espressione legittima della pratica religiosa”. In una prospettiva di libertà, dunque, il dialogo “deve permettere alle diverse religioni di conoscersi meglio e di rispettarsi reciprocamente, al fine di agire sempre più al servizio delle aspirazioni più nobili dell'uomo, che è alla ricerca di Dio e della felicità”. La Chiesa si inserisce in questo cammino, ha spiegato il papa, ricordando “la volontà, contenuta nel Vangelo, di servire la causa dell'uomo”. Un impegno che interpella tutti ed è per questo che la Chiesa cattolica, conclude il pontefice, intende rafforzare la collaborazione con la Chiesa ortodossa, a cominciare dall’incontro con il patriarca ecumenico, Bartolomeo I.

    Ore 16,00: l'incontro con il presidente per gli affari religiosi, amicizia e collaborazione fra le religioni - Un colloquio informale di fronte alla stampa, poi un faccia a faccia privato: è all'insegna dell'amicizia e del dialogo l'incontro fra il papa e il presidente per gli Affari Religiosi Alì Bardakoğlu, responsabile della

  • Diyanet,

    l’organismo che amministra il culto islamico in Turchia. Il papa parla di "incontro simbolico", di comune impegno di fronte "al tanto sangue umano versato ogni giorno", della "necessità di fare della religione una forza di pace". E poi afferma che occorre "mostrare che la religione non si impone con la violenza ma ha dalla sua la forza della ragione": concetti che rimandano al celebre discorso di Ratisbona, che il papa ha spiegato ancora una volta. Cristiani e musulmani devono camminare insieme, da veri “figli di Abramo”, sulla strada del dialogo e della collaborazione - dice Benedetto XVI nel suo discorso

  • (qui il testo integrale)

    - senza dimenticare però la libertà religiosa, condizione necessaria per permettere a tutti di contribuire all’edificazione della società.  “Gli uomini delle due religioni sono chiamati ad operare insieme” – ha affermato il papa in quello che si annunciava come un discorso assai complesso, specialmente dopo le polemiche seguite a Ratisbona – “per aiutare la società ad aprirsi al trascendente: il modo migliore è quello di un dialogo autentico basato sulla verità e ispirato dal sincero desideri di conoscerci meglio l’un l’altro, rispettando le differenze e riconoscendo quanto abbiamo in comune”. Un proposito non nuovo, per quanto fortemente enfatizzato nei toni, accompagnato però dall’accenno sul garantire “istituzionalmente” e rispettare “effettivamente” la libertà di religione, tanto “per gli individui” quanto “per le comunità”: è questa – dice il papa – “la condizione necessaria” per consentire a tutti i credenti un “leale contributo all'edificazione della società”.

    Ore 14,30: il faccia a faccia con il presidente Sezer - Visita di stato, in risposta ad un invito ufficiale del presidente turco. Così il governo di Ankara ha sempre presentato il viaggio di Benedetto XVI: inevitabile allora l'immediato faccia a faccia fra il papa e il capo dello stato. Il colloquio con Ahmet Necdet Sezer si è svolto al palazzo della Repubblica turca.

    Ore 13,00: l'incontro con il premier Erdogan, la questione Unione Europea - Non dovevano incontrarsi, e invece hanno parlato per oltre venti minuti: anche e soprattutto di Unione Europea, con la conferma - arrivata poi dal direttore della sala stampa vaticana - che la Santa Sede incoraggia il cammino della Turchia verso l'Europa. Ad andare in scena è un vero e proprio show del primo ministro turco: riceve il papa ai piedi della scaletta dell’aereo appena arrivato ad Ankara, lo “scorta” in una saletta riservata dall’aeroporto e lo saluta davanti a microfoni e telecamere, con scambio di saluti e di doni: “La mia è una visita per approfondire l'amicizia fra Turchia e Santa Sede”, dice il papa prima dell'incontro privato, durato molto più a lungo del semplice “saluto” previsto dal programma, peraltro modificato appena ieri. Quando i due si congedano, il papa si muove verso il Mausoleo di Ataturk per l’immediato omaggio al fondatore della patria; Erdogan invece non ha fretta di partire per Riga e il vertice Nato e trova il tempo per una conferenza stampa nel corso della quale annuncia: “Il papa mi ha espresso i suoi sentimenti positivi riguardo al processo di adesione della Turchia nell’Unione Europea”, pur sottolineando di “non essere un politico”. “Ho chiesto al papa - ha aggiunto - il suo appoggio per la Turchia nell'Ue e lui mi ha risposto positivamente”. Passa un'ora e mezza e il direttore della sala stampa, padre Lombardi, dice ai giornalisti: "La Santa Sede non ha il potere né il compito specifico, politico, di intervenire sul punto preciso riguardante l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, non le compete. Tuttavia vede positivamente e incoraggia il cammino di dialogo e di avvicinamento e inserimento in Europa, sulla base di valori e principi comuni: in questo senso - ha concluso riferendosi all'incontro di Benedetto XVI con il primo ministro - "il papa ha espresso apprezzamento per l'iniziativa dell'alleanza delle civiltà promossa dal premier Erdogan". Secondo il premier turco, nell'incontro si sarebbe anche accennato al dialogo fra fedi religiose e all’uccisione di don Andrea Santoro, a Trebisonda, lo scorso febbraio: "E' stato un gesto isolato, non un atto contro i cristiani", ha affermato di fronte ai giornalisti. Subito dopo la conferenza stampa, Erdogan è partito per il vertice Nato in Lettonia. Il papa invece ha reso omaggio al Mausoleo di Kemal Ataturk, padre della Turchia moderna, firmando il Libro d'Oro destinato agli ospiti più illustri. Nel suo messaggio, scritto in lingua inglese, il papa ha ricordato che la Turchia “è punto di incontro e crocevia di religioni e culture diverse, cerniera tra Asia e Europa. Volentieri faccio mie le parole del fondatore della Repubblica turca”- ha concluso – “per esprimere l’augurio ‘pace in patria e pace nel mondo’”.

    Ore 09,00: la partenza - Decollo dall’aeroporto romano di Fiumicino fra ingenti misure di sicurezza: prima di partire, il papa in un fugace incontro con i giornalisti ha ricordato che si tratta di un viaggio “pastorale” e non politico, reso doveroso dal momento difficile che il mondo attraversa e dall’impegno comune a collaborare per la pace. Benedetto XVI ha parlato di dialogo fra la "Chiesa e l'Islam" e di dialogo "con i nostri fratelli cristiani", evidenziando così il valore simbolico degli incontri che avrà a partire da oggi. Nel tradizionale telegramma inviato al presidente della Repubblica italiana Napolitano, poi, il papa ha fatto riferimento alla sua intenzione di “incoraggiare il dialogo ecumenico ed interreligioso”. Durante il viaggio, poi, secondo quanto riferito dai giornalisti presenti sul volo papale, Benedetto XVI ha affermato che “noi europei dobbiamo ripensare la nostra ragione laica-laicista e la Turchia deve, partendo dalla sua storia, pensare con noi come ricostruire per il futuro il nesso tra laicità e tradizione, tra una ragione aperta e tollerante che ha come elemento fondamentale la libertà e i valori che danno contenuto alla libertà”.

    Il contesto - Quello iniziato oggi è per il papa il primo viaggio in un paese islamico, certamente il più difficile fra quelli finora portati a termine. La Turchia è un paese dai mille volti: le proteste di piazza e le paure per la sicurezza, l’indifferenza e l'orgogliosa volontà di manifestare la propria essenza, al tempo stesso improntata ad una ferrea laicità e immersa in una cultura che fa del richiamo all’Islam un dato di sostanza. Fra i temi della visita, il rapporto della Chiesa cattolica con quella ortodossa (con sullo sfondo quelli, tutt’altro che idilliaci, fra i cristiani d’oriente e il governo centrale), i legami e i contrasti fra Islam e Occidente (con ciò che ancora resta dei veleni seguiti a Ratisbona), il cammino di adesione della Turchia all’Unione Europea (proprio ieri segnato da una decisione che rende plausibile da parte di Bruxelles la sospensione del processo intrapreso). Tutto, in scena da oggi.

    http://www.korazym.org

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