Dopo Zurigo, dove da anni opera la clinica di assistenza al suicidio
Dignitas e l'associazione Exit, ora anche a Ginevra i pazienti terminali
potranno usufruire dell'assistenza al suicidio. Da ieri infatti gli
ospedali universitari di Ginevra permettono a medici esterni di
organizzazioni quali Exit di assistere i pazienti li' ricoverati.
Potranno usufruire dell'assistenza esterna al suicidio soltanto i pazienti
che ne fanno richiesta in maniera libera e cosciente, che sono affetti da
malattia in fase terminale e che rifiutano opzioni terapeutiche
alternative.
Mentre in Svizzera viene sempre piu' estesa la liberta' dell'individuo, in
Italia continuano ad essere negati diritti fondamentali quali
l'autodeterminazione e la libera scelta terapeutica. Nel nome della
sacralita' della vita, e' obbligo di legge prolungare la sofferenza ed il
morire contro la volonta' dell'individuo, che e' costretto a vedersi
negare un trapasso –anche se imminente- non traumatico e indolore.
Per fortuna c'e' la Svizzera, dove cliniche quali Dignitas offrono
assistenza non solo ai residenti, ma a tutti i cittadini del mondo. Di
fatto, e' in Svizzera che un cittadino italiano malato puo' –anche se
contro la legge italiana- trovare realizzati diritti che da noi rimangono
inattuati e sulla carta, nonostante questa carta si chiami Costituzione
(art. 13 e 32).
Allo stesso tempo l'eutanasia (nonche' i tentativi tragicamente violenti
di suicidio) di pazienti terminali avviene in maniera clandestina ed
incontrollata, e quindi anche quando evitabile. Solo con la
regolamentazione di questa pratica, oltre a dare vita a diritti
fondamentali oggi negati, si potra' controllare cio' che oggi sfugge al
controllo medico e spesso anche alla libera scelta individuale (come
dimostrano molti studi sull'argomento)
|