Quasi un cattolico su due e' favorevole alla legalizzazione
dell'eutanasia, secondo un sondaggio Ispo per il 'Corriere della Sera',
compiuto su un campione rappresentativo a livello nazionale. Tra i
favorevoli (58%), si legge, il 38% pone condizioni precise e distingue
"solo in caso di dolore fisico insopportabile per il malato", mentre i
contrari sono il 37%, e un 5% dice 'non so'.
Nel commentare i dati emersi, Renato Mannheimer sottolinea che " com'era
ragionevole attendersi, l'atteggiamento verso l'eutanasia varia fortemente
in relazione alla religiosita': l'auspicio alla legittimazione si
riscontra molto piu' frequentemente (80%) tra chi non partecipa mai alle
funzioni religiose. Ma anche tra i cattolici praticanti (quelli che vanno
a messa almeno una volta al mese) -sottolinea- quasi la meta', circa il 45
per cento, esprime il proprio favore".
IL DIBATTITO
"Dal diritto ad essere curato a quello di domandare la morte": e' questo
il titolo di un editoriale di 'Avvenire' che dice no all'eutanasia. "Se ad
invocare l'eutanasia legale sono gli stessi che sostengono lo scarto degli
embrioni difettosi, o l'utilizzo della vita nascente nella tentata terapia
dei già nati - scandisce il quotidiano dei vescovi - non si può evitare il
dubbio che questa loro pietà sia una strumentalizzazione dei sentimenti
comuni, ai fini di un mondo più efficiente".
E' l'occhiello dell'editoriale, a firma di Marina Corradi, ad
essere ancora più esplicito: "Lo spostamento a cui tanto tiene Marco
Pannella". La denuncia del quotidiano della Cei va oltre: si tende a un
"mondo in cui gli imperfetti vengono selezionati all'origine, gli embrioni
usati per il progresso della ricerca, e gli inguaribili, costosi da
mantenere e sempre più numerosi nella invecchiata Europa, indotti a
riflettere sul più definintivo dei rimedi".
per Avvenire, dunque, "la logica del caso umano, della faccia di un uomo
sofferente portata come argomento decisivo e ispiratore di una legge -
scrive il quotidiano con un riferimento diretto all'appello di Piergiorgio
Welby al presidente Napolitano, sostenuto dai radicali - è potente. Ma il
rischio, nel lasciarsi portare da questa strategia abitualmente usata dai
sostenitori di eutanasia, aborto, provette libere e libera ricerca sugli
embrioni - conclude - è lasciarsi governare dall'emotività".
"Credo che attraverso un dibattito rigoroso si possa arrivare a un testo
condiviso". Lo ha detto Ignazio Marino, presidente della
commissione Sanita' del Senato (Ulivo), intervenuto a Radio Citta' futura
a proposito dell'inizio della discussione in commissione a palazzo Madama
dei progetti di legge sul testamento biologico e l'accanimento
terapeutico.
"Lo si e' fatto in tanti altri Paesi -ha aggiunto Marino- e non vedo
perche' gli italiani dovrebbero essere meno capaci. Gli Stati Uniti hanno
una legislazione gia' da molti anni: la prima sentenza che riguarda una
situazione di accanimento terapeutico risale al giugno del 1976. Penso che
i tempi siano maturi per un dibattito sereno e un percorso condiviso -ha
concluso Marino- nel quale ognuno possa alla fine avere la liberta' di
indicare quei limiti che ritiene inaccettabili per se stesso".
"Se avessi l'opportunita', se la legge me lo consentisse, andrei io
personalmente a staccargli il sondino, a interrompere la ventilazione,
insomma a rispondere alla sua richiesta. Qualcuno lo deve poter aiutare".
In uan intervista al 'Giornale' si dice cosi' pronto ad aiutare
Piergiorgio Welby il presidente della associazione Exit Italia, Emilio
Coveri, che e' stato indagato dalla magistratura perche' accusato di
organizzare viaggi all'estero per malati terminali.
"Il senatore Zancan, mio avvocato, ha spiegato a lor signori che io non ho
mai allestito nessun viaggio della speranza, anzi della morte", chiarisce
Coveri, e aggiunge: "mi sono iscritto alla Dignitas, l'associazione
parallela svizzera -dice- La quota e' di 65 euro, allegate ci sono tutte
le documentazioni relative. L'uomo deve essere lasciato libero di
decidere, non di imporre agli altri, scegliere, voglio dire, la fine della
propria sofferenza. Mi spiego -prosegue Coveri- da cattolico e cristiano
non me la sentirei di spingere alla morte mia figlia o mio figlio, lo
ammetto ma la scelta personale e' diversa, di questo si tratta, non di
omicidio".
Quanto all'appello di Welby, Coveri racconta di averlo conosciuto: "Due
anni fa l'avevo incontrato -dice- ma non era nelle condizioni terribili in
cui l'ho veduto. Ho chiesto e spero -aggiunge- di ottenere
l'autorizzazione di inserire quel video e il testo del suo appello sul
nostro sito internet".
"Per anni ho vissuto nel deserto, assolutamente solo. Venivo considerato
uno contro l'umanità, uno contro la cultura della vita. La vicenda Welby
fa sentire che stiamo cominciando ad affrontare in modo serio la vicenda".
Lo dice Beppe Englaro padre di Eulana, la ragazza che vive in stato
vegetativo da 14 anni.
In una intervista al Messaggero Englaro ricorda che sua figlia "si era
espressa in proposito quando, ad una sua amica, era capitato di entrare in
coma per un lungo periodo. Allora, aveva detto che lei avrebbe voluto
morire. Nella nostra famiglia eravamo tutti d'accordo. Per questo mi sto
battendo da 14 anni".
Il padre di Eluana ha chiesto di interrompere l'alimentazione e
l'idratazione per sua figlia: "Ci sono sei sentenze a mio favore ma non è
mai accaduto nulla. Eluana non sente né la fame né la sete. E' alimentata
fozatamente, è rimasta prigioniera di un ordinamento giuridico e del
giuramento di Ippocrate che hanno fatto i medici". Englaro fa sapere che
continuerà la sua battaglia: "Mia figlia era un purosangue della libertà.
Non accettava in alcun modo alcuna imposizione".
"La politica invece di dividersi sul tema dell'eutanasia dovrebbe
finalmente promuovere un Piano nazionale in favore delle cure palliative
per accrescere la qualita' della vita del malato terminale e attenuarne il
dolore. Come scrive uno studioso cattolico come Spinsanti 'la medicina
delle cure palliative e' e rimane un servizio alla salute. Non dunque una
medicina per il morente o per aiutare a morire ma una medicina per l'uomo
che rimane vivente fino alla morte'. Su questo fronte l'Italia e' in
ritardo e troppo lenta, investe poco e preferisce perdersi in sterili
polemiche". Lo ha dichiarato Francesco Giro, deputato FI e
responsabile nazionale per i rapporti con il mondo cattolico.
"Il cosi' detto "testamento biologico" potrebbe rappresentare la prima
tappa del giro della morte che porta all'eutanasia". Lo dice Maurizio
Ronconi, vice presidente dei deputati Udc. "C'e' da sperare nella
consapevolezza e nella prudenza dei parlamentari anche perche' aver
mediaticamente imposto all'attenzione dell'attenzione dell'opinione
pubblica il tema dell'eutanasia proprio quando il Parlamento si accinge ad
audizioni sul "testamento biologico", la dice lunga sulle vere intenzioni
dei radicali e dei laici. Ha ragione chi dice che la stagione per
riflettere su questi temi e' quella sbagliata e sarebbe preferibile
rinviare tutto a tempi piu' maturi".
Michele De Lucia, esponente radicale della Rosa nel pugno, sostiene
che quanto scritto dall'Avvenire sull'eutanasia dimostra come i vescovi
"non possano permettersi e non possano permettere che vi sia verita',
informazione, dibattito".
Per De Lucia, "scrivere che ad invocare l'eutanasia legale sono 'gli
stessi che sostengono lo scarto degli embrioni difettosi, o l'utilizzo
della vita nascente nella tentata terapia dei gia' nati'; che 'questa loro
pieta' sia una strumentalizzazione dei sentimenti comuni ai fini di un
mondo piu' efficiente'; che si miri ad 'un mondo in cui gli imperfetti
vengono selezionati all'origine, gli embrioni usati per il progresso della
ricerca e gli inguaribili indotti a riflettere sul piu' definitivo dei
rimedi', oltre a rappresentare una collezione di menzogne molto mediocri e
volgari (l'equazione che, nemmeno velatamente, viene suggerita al lettore
e': 'radicali uguale eugenetica uguale nazisti'), serve a mascherare il
vero obiettivo della levata di scudi clericale: il nemico pubblico numero
uno e' la liberta' di scelta individuale, che ha il peccato imperdonabile
di non richiedere la mediazione di alcun burocrate della fede".
Secondo De Lucia, "i vescovi liquidano il caso politico, la battaglia
politica, come caso umano, insinuando l'aggravante del plagio, e
pretendono che quella verita' di cui si sono autoproclamati custodi si
imponga in forza di legge ad ogni uomo e donna di questo paese: dal
'partorirai con dolore' al 'morirai con dolore'".
"Non si puo' decidere a maggioranza che l'omicidio possa essere
legalizzato o regolamentato. Ritengo pertanto inammissibile il dibattito
sull'eutanasia": lo afferma Publio Fiori presidente della Dc.
"Inoltre - aggiunge - i contrasti che emergono all'interno dei due poli
testimoniano la falsita' e il superamento di questo bipolarismo. Entrambi
gli schieramenti, infatti, sono formati da partiti e persone che sono
d'accordo su questioni secondarie mentre su temi fondamentali, come
l'eutanasia, la pensano in maniera opposta".
"Un conto e' discutere di testamento biologico, ma se questo serve per poi
parlare di eutanasia allora non sono d'accordo", occorre "stare attenti
alle scorciatoie". Lo dice il vice presidente del Senato, Roberto
Calderoli (Lega nord), osservando che "togliere la vita e' contro la
logica dell'uomo, e' un assassinio".
Inoltre, secondo l'esponente della Lega, l'importante e' "restare vicini
al paziente, togliendogli il dolore, e facendo in modo che viva bene fino
alla fine". Per quanto riguarda l'appello del presidente Napoletano,
Calderoli afferma: "Lo condivido nel momento in cui e' imprescindibile al
rispetto della vita. Perche' e' la vita che deve essere difesa, cosi' come
ne deve essere difesa la qualita' anche se in certi momenti puo' diventare
insopportabile"
"E' il cosiddetto testamento biologico il tema attualmente in discussione
in commissione sanita' del Senato. Altra cosa e' l'eutanasia alla cui
discussione indirettamente ci ha coinvolto il Presidente della
Repubblica". Lo puntualizza il senatore del gruppo Verdi - Pdci
Gianpaolo Silvestri, segretario della commissione Sanita'.
"In questo contesto -aggiunge- stona la posizione del presidente del
Senato, Franco Marini, che pare voler bloccare anche la sola possibilita'
di avviare il pur necessario confronto con tutta la cautela e prudenza che
richiede un simile argomento. Non accetteremo - conclude l'esponente dei
Verdi - censure preventive".
"Non credo che il punto sia decidere se introdurre nel nostro ordinamento
l'eutanasia, almeno quella attiva, un tabu' etico perche' non si puo'
concepire l'aiuto a morire". Lo sostiene il senatore dei Ds Giorgio
Tonini, intervenendo nel dibattito sull'eutanasia aperto
dall'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla
lettera di Piergiorgio Welby.
"Piuttosto - aggiunge il parlamentare trentino - occorre chiedersi, in un
contesto caratterizzato da una medicina che e' sempre piu' sofisticata e
che offre quindi maggiori chances di sopravvivenza, quale debba essere il
limite oltre il quale si sfocia nell'accanimento terapeutico".
"Che un gruppo di cattolici, che qualche sacerdote, manifesti solidarieta'
e aiuto a questo fratello, che nella sua sofferenza molto grave, nella sua
situazione molto difficile, semplicemente chiede". Al di la' della
posizione ufficiale della Chiesa sul tema dell'eutanasia, monsignor
Giuseppe Casale, arcivescovo emerito di Foggia, ritiene che sia
doveroso per i cattolici mostrare gesti di aiuto nei confronti di
Piergiorgio Welby, il malato allo stadio terminale che ha riaperto il
dibattito sulla 'dolce morte'.
"Chi chiede di essere liberato - sottolinea monsignor Casale -, in fondo
chiede un aiuto per continuare a vivere. Chiede che la sua vita non
diventi solitudine e abbandono, di non rimanere solo con le macchine.
L'aiuto piu' importante non e' nelle macchine ma nelle persone che stanno
accanto, e che fanno percepire una presenza preziosa".
Monsignor Casale ribadisce che "l'atteggiamento della Chiesa nei riguardi
dell'eutanasia e' stato espresso chiaramente, ed e' quello che dice: la
vita non si tocca, non siamo padroni della vita". Tuttavia "questo non
esclude - aggiunge - la condivisione della sofferenza di tutti coloro che
si trovano nella situazione di malati terminali, in gravi difficolta',
grande dolore. Questo porta la Chiesa ad essere vicina, ad aiutare, a
sostenere".
Ma l'arcivescovo emerito di Foggia, spesso distintosi per posizioni fuori
dal coro, va anche oltre. "Poi - spiega - c'e' tutto il problema del
testamento biologico, dell'accanimento terapeutico. Io credo che quando i
trattamenti medici non possono piu' garantire una vita che possa definirsi
vita, l'esclusione di mezzi straordinari, di interventi terapeutici
sofisticati, puo' essere ritenuta positiva. Questo pero' e' un problema in
fieri, che vedremo come si porra' in sede politica".
Se sul 'caso Welby' non si sono sentite voci di ecclesiastici che
proclamassero solidarieta', secondo mons. Casale, questo dipende dal
"silenzio che attanaglia mondo della Chiesa, costretto a tacere dal
predominio dei vertici. Da Loreto in poi, la voce sia dei cattolici laici
sia del clero e dei vescovi e' andata quasi attenuandosi se non
scomparendo, perche' il ruolo di intervento, di magistero e' ormai solo a
livello di Papa, di Curia romana, di Cei e di qualche personaggio della
Cei, soprattutto di quelli in sintonia. Voci libere se ne sentono sempre
meno, o nessuna".
"Scontiamo una mancanza di intervento - insiste Casale - da parte della
base: c'e' una base silenziosa, compatta, piu' che in obbedienza e' in una
stasi, che non so se e quando verra' eliminata. L'obbedienza non e'
silenzio, e non e' neanche applauso, ma dialogo. Oggi ci sono i cattolici
plaudenti, e il dialogo e' latitante. Mentre invece, su tanti problemi che
oggi si pongono, e che sempre piu' ci porra' la scienza, questo dialogo
sarebbe necessario".
L'Avvenire mette in guardia quei politici che affidandosi ai
sondaggisti, dopo la disfatta referendaria del 13 giugno, ora vogliono
aprire il fronte dell'eutanasia. "C'e' una incauta pesantezza in certe
rilevazioni-slogan che sembrano orientate a precostituire le basi di un
pressing politico a senso unico. Non vorremmo essere di fronte ad una
nuova dimostrazione di presunzione" scrive in un editoriale il quotidiano
dei vescovi richiamando alla memoria il referendum sulla fecondazione
assistita.
"E' un fatto che gia' dilaga una sospetta noncuranza logica e
terminologica, attraverso la quale si punta scopertamente ad arruolare chi
dice 'no' all'accanimento terapeutico nel partito dei favorevoli al'eutanasia
(, piu' chiaramente, del suicidio assistito o, ancora dell'omicidio
autorizzato')".
"Nessuno puo' tuttavia pensare che sull'ultima frontiera della vita umana
si possa giostrare, facendo leva sul dolore, fino a ingenerare
disorientamento e confusione. La solidarieta' - si legge - non puo' essere
convertita nel suo contrario. E la cultura della morte, per quanto ci si
sforzi di aggettivarla con dolcezza, e' e resta il contrario della vita
umana".
"Tutti i sondaggi pubblicati sono chiari: gli italiani sono molto piu'
avanti del ceto politico, che invece rischia di "fare muro", con
coraggiose e significative eccezioni. E' straordinario che il 58% dei
cittadini siano per l'eutanasia, e che questo valga anche per una buona
meta' dei cattolici praticanti. Mi auguro che l'occasione non sia
sciupata". E' quanto afferma Daniele Capezzone, segretario dei
Radicali Italiani, a proposito del dibattito sull'eutanasia, in
un'intervista al giornale online www.diario21.net. "Il problema - continua
Capezzone a diario21.net - e' che nel mondo politico c'e' un eccesso di
zelo e di genuflessione. Mi auguro che tanti seguano l'esempio del
senatore Angius, che ha detto ancora oggi parole di grande ragionevolezza.
La laicita', il criterio della laicita', e' il miglior modo per far
convivere i principi di ciascuno". "Se rimane tutto cosi' - sottolinea
Capezzone a diario21.net - lasciamo spazio a due cose. Da una parte,
all'eutanasia clandestina, e dall'altra all'assoluta incertezza del
diritto, con -magari- un tribunale che giudichera' in un modo e un altro
in modo opposto. Invece, una legge otterrebbe due risultati: da una parte,
quello di garantire controlli e paletti; dall'altra, quello di fare
chiarezza". "Molto - conclude Capezzone a diario21.net - dipende
dall'attenzione che i media continueranno a dedicare al tema. Se la soglia
di attenzione restera' alta, e quindi se l'opinione pubblica sara'
informata, anche i politici saranno indotti ad essere meno opportunisti e
meno calcolatori".
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