Gentile senatore Marino,
Chi le scrive, come lei, ha vissuto, studiato ed insegnato per molti anni
negli Stati Uniti, e solo recentemente e' tornato in Italia. Mi permetto di
scriverle da "rimpatriato" a "rimpatriato" in quanto, come tale, sono simili
-credo- le sensazioni che si provano nel reimmergersi nella realta' politica
italiana dopo un lungo periodo di volontario e ascetico esilio.
Come avra' avuto modo di constatare, la comunita' accademico-scientifica
italiana che vive all'estero e' spesso ostile nei confronti del proprio Paese
d'origine: un Paese -si dice- che non premia il merito, che opera secondo
logiche clientelari, e che e' condannato a perdere le migliori intelligenze.
Difficile dare torto a questa versione dei fatti. Ma spesso, anche se non lo
si ammette facilmente, vi e' tale passione e livore in queste accuse che e'
difficile non percepire un pizzico di nostalgia e rammarico in chi le
pronuncia. In fondo e' il rapporto di odio-amore che da millenni caratterizza
il rapporto fra l'esiliato e la sua patria.
Il solo fatto che lei abbia scelto di tornare per impegnarsi nella vita
pubblica ci incoraggia e ci rassicura. Come certamente avra' gia' avuto modo
di verificare, tornare a vivere in Italia puo' essere a volte traumatico (dal
punto di vista intellettuale), anche perche' appare impossibile spiegare le
ragioni del "trauma" a chi non e' mai vissuto negli Stati Uniti. Le faccio un
piccolo esempio. Come primo atto di accoglienza, il consolato di New York
-presso il quale ho fatto le pratiche per la registrazione della nascita di
mia figlia in vista del rientro- ha depennato nell'atto di traduzione il
cognome della madre, cosicche' oggi mia figlia ha due passaporti con due
cognomi differenti. In Italia, mi e' stato spiegato, e' ammesso solo il
cognome del padre. Si comincia bene, mi sono detto, ma mi sono fatto coraggio
pensando che si trattava di una battaglia in piu' che mi aspettava in Italia.
Le racconto questo dopo averla ascoltata qualche giorno fa al seminario sulla
richiesta di Piergiorgio Welby di interruzione del trattamento di sostegno
vitale. Con la ragionevolezza di chi ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti,
lei ha candidamente affermato che la nutrizione artificiale e' a tutti gli
effetti un trattamento medico ed in quanto tale puo' essere rifiutato dal
paziente, anche quando a questo rifiuto puo' seguire la morte. A chi le faceva
notare che, nonostante questo, la magistratura italiana potrebbe comunque
infliggere una condanna per omicidio del consenziente, lei ha replicato che
trattavasi di "cavilli" giuridici. Ci permetta di dirle che, nonostante nella
sostanza lei abbia ragione, commette un grave errore di valutazione.
Contrariamente alla societa' anglosassone, l'Italia e' infatti una repubblica
fondata sul "cavillo". Nel nome del "cavillo" si disattende la Costituzione,
si perpetrano continue offese alla legalita'. Basti pensare al caso di Eluana
Englaro, al caso della signora di Genova interdetta per costringerla
all'amputazione suo malgrado, all'accanimento terapeutico che per il 57% dei
medici italiani e' pratica "frequente". La lista e' lunga, come ci fanno
spesso notare dall'Europa.
Lei, senatore Marino, e' l'uomo giusto nel posto giusto al momento giusto. La
immediata calendarizzazione del testamento biologico nella commissione che
presiede ne e' la dimostrazione. Pero' non possiamo non essere preoccupati dal
fatto che, in parte, lei continua a vedere l'Italia con gli occhi di chi ha
vissuto per lungo tempo negli Stati Uniti. Quello che lei infatti definisce
"cavillo", di fatto puo' portare all'incarcerazione di un medico che "stacca
la spina" su richiesta del paziente. Non a caso, anche quei medici che
sostengono che staccare la spina sia gia' possibile, continuano a chiedere una
legge che fughi ogni dubbio. Evidentemente non sono cosi' certi che sia
davvero legale rispettare la volonta' dei malati fino in fondo, senza
incorrere in sanzioni penali.
L'applicazione e l'interpretazione delle leggi in Italia hanno portato e
portano alla completa assenza di certezza del diritto, tantopiu' su temi che
toccano questioni etiche e religiose.
Le dico questo non per scoraggiarla, senatore Marino, ma per incoraggiarla a
prendere coscienza che l'Italia e' fondata sul "cavillo", sulla forma, e non
sulla sostanza e la concretezza come gli Stati Uniti. Solo attraverso questa
presa di coscienza sara' possibile adoperarsi affinche' le sue buone e
preziose intenzioni si trasformino in –e trasformino la- realta'. Senza questa
consapevolezza, non si puo' che sbattere la testa contro muri di duro cemento,
scoraggiarsi e magari anche pensare di riandarsene via.
Qualche giorno fa le abbiamo inviato, su sua richiesta, alcuni emendamenti al
suo disegno di legge sul testamento biologico. Fra questi, ci pare essenziale
modificare l'articolo 5 del suo disegno, che recita:
"Art. 5 - (Situazione d’urgenza) 1. Non e' richiesto il consenso al
trattamento sanitario quando la vita della persona incapace sia in pericolo
ovvero quando il suo consenso o dissenso non possa essere ottenuto e la sua
integrita' fisica sia minacciata.
2. Il consenso al trattamento sanitario del minore non e' richiesto quando il
minore stesso versi in pericolo di vita o sia minacciata la sua integrita'
fisica."
Le proponiamo di aggiungere all'articolo il seguente comma:
"3. Sono in ogni caso fatte salve le decisioni sostitutive e le
dichiarazioni anticipate di trattamento conosciute dal medico curante, o a
questi tempestivamente prospettate, anche quando la vita della persona
incapace sia in pericolo e la sua integrita' fisica sia minacciata. La
violazione delle volonta' cosi' espresse non puo' essere mai giustificata
dallo stato di necessita' e urgenza.".
Lei si domandera' perche' sia necessaria questa precisazione. Le sembrera'
ovvio che non vi sia necessita' del consenso informato in situazioni di
urgenza solo quando non vi sia gia' un testamento biologico di cui il medico
immediatamente dispone.
Eppure, senatore Marino, questo "cavillo" e' fondato sulla conoscenza della
giurisprudenza italiana in materia di trattamento sanitario, che ha, in
passato, giustificato -a vario titolo- azioni e interventi non voluti con il
crisma della necessita' ed urgenza. Riteniamo fondamentale chiarire
inequivocabilmente questo punto.
Per le stesse ragioni proponiamo di specificare esplicitamente, affinche'
nessuno metta mai piu' in dubbio quello che a lei, come a noi, pare "ovvio" la
natura medico-sanitaria dell'alimentazione, dell'idratazione e della
respirazione artificiale, inserendole a pieno titolo fra i trattamenti
sanitari rifiutabili attraverso le dichiarazioni anticipate o decisioni
sostitutive:
All'articolo 1, lettera b), dopo le parole "con qualsiasi mezzo," sono
aggiunte le seguenti parole:
"compreso il trattamento di sostentamento vitale quali l'alimentazione,
l'idratazione, e la respirazione artificiale,".
Le ripeto con convinzione che lei e' l'uomo giusto, al posto giusto, nel
momento giusto. Rinnovandole la mia fiducia, mi auguro che voglia prendere in
considerazione cio' che le scrivo per evitare che le sue buone intenzioni
rimangano tali di fronte ad un sistema-Paese che privilegia il "cavillo" sopra
la sostanza delle cose.
Per darle un'idea precisa di cio' che intendo, la invito a leggere questo
articolo di Claudia Moretti, legale Aduc, sui distinti e contrapposti
orientamenti giurisprudenziali in tema di trattamento di sostentamento vitale:
Posso staccare il Respiratore
Rimanendo a disposizione per ulteriori chiarimenti, le faccio i migliori
auguri di buon lavoro.
Cari saluti,
Pietro Yates Moretti
Archivio Eluana Englaro
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