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01/11/2006 Lettera Aperta al Senatore Ignazio Marino (Pietro Yates Moretti, www.aduc.it)

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Gentile senatore Marino,

Chi le scrive, come lei, ha vissuto, studiato ed insegnato per molti anni negli Stati Uniti, e solo recentemente e' tornato in Italia. Mi permetto di scriverle da "rimpatriato" a "rimpatriato" in quanto, come tale, sono simili -credo- le sensazioni che si provano nel reimmergersi nella realta' politica italiana dopo un lungo periodo di volontario e ascetico esilio.

Come avra' avuto modo di constatare, la comunita' accademico-scientifica italiana che vive all'estero e' spesso ostile nei confronti del proprio Paese d'origine: un Paese -si dice- che non premia il merito, che opera secondo logiche clientelari, e che e' condannato a perdere le migliori intelligenze. Difficile dare torto a questa versione dei fatti. Ma spesso, anche se non lo si ammette facilmente, vi e' tale passione e livore in queste accuse che e' difficile non percepire un pizzico di nostalgia e rammarico in chi le pronuncia. In fondo e' il rapporto di odio-amore che da millenni caratterizza il rapporto fra l'esiliato e la sua patria.

Il solo fatto che lei abbia scelto di tornare per impegnarsi nella vita pubblica ci incoraggia e ci rassicura. Come certamente avra' gia' avuto modo di verificare, tornare a vivere in Italia puo' essere a volte traumatico (dal punto di vista intellettuale), anche perche' appare impossibile spiegare le ragioni del "trauma" a chi non e' mai vissuto negli Stati Uniti. Le faccio un piccolo esempio. Come primo atto di accoglienza, il consolato di New York -presso il quale ho fatto le pratiche per la registrazione della nascita di mia figlia in vista del rientro- ha depennato nell'atto di traduzione il cognome della madre, cosicche' oggi mia figlia ha due passaporti con due cognomi differenti. In Italia, mi e' stato spiegato, e' ammesso solo il cognome del padre. Si comincia bene, mi sono detto, ma mi sono fatto coraggio pensando che si trattava di una battaglia in piu' che mi aspettava in Italia.

Le racconto questo dopo averla ascoltata qualche giorno fa al seminario sulla richiesta di Piergiorgio Welby di interruzione del trattamento di sostegno vitale. Con la ragionevolezza di chi ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti, lei ha candidamente affermato che la nutrizione artificiale e' a tutti gli effetti un trattamento medico ed in quanto tale puo' essere rifiutato dal paziente, anche quando a questo rifiuto puo' seguire la morte. A chi le faceva notare che, nonostante questo, la magistratura italiana potrebbe comunque infliggere una condanna per omicidio del consenziente, lei ha replicato che trattavasi di "cavilli" giuridici. Ci permetta di dirle che, nonostante nella sostanza lei abbia ragione, commette un grave errore di valutazione.

Contrariamente alla societa' anglosassone, l'Italia e' infatti una repubblica fondata sul "cavillo". Nel nome del "cavillo" si disattende la Costituzione, si perpetrano continue offese alla legalita'. Basti pensare al caso di Eluana Englaro, al caso della signora di Genova interdetta per costringerla all'amputazione suo malgrado, all'accanimento terapeutico che per il 57% dei medici italiani e' pratica "frequente". La lista e' lunga, come ci fanno spesso notare dall'Europa.

Lei, senatore Marino, e' l'uomo giusto nel posto giusto al momento giusto. La immediata calendarizzazione del testamento biologico nella commissione che presiede ne e' la dimostrazione. Pero' non possiamo non essere preoccupati dal fatto che, in parte, lei continua a vedere l'Italia con gli occhi di chi ha vissuto per lungo tempo negli Stati Uniti. Quello che lei infatti definisce "cavillo", di fatto puo' portare all'incarcerazione di un medico che "stacca la spina" su richiesta del paziente. Non a caso, anche quei medici che sostengono che staccare la spina sia gia' possibile, continuano a chiedere una legge che fughi ogni dubbio. Evidentemente non sono cosi' certi che sia davvero legale rispettare la volonta' dei malati fino in fondo, senza incorrere in sanzioni penali.

L'applicazione e l'interpretazione delle leggi in Italia hanno portato e portano alla completa assenza di certezza del diritto, tantopiu' su temi che toccano questioni etiche e religiose.
Le dico questo non per scoraggiarla, senatore Marino, ma per incoraggiarla a prendere coscienza che l'Italia e' fondata sul "cavillo", sulla forma, e non sulla sostanza e la concretezza come gli Stati Uniti. Solo attraverso questa presa di coscienza sara' possibile adoperarsi affinche' le sue buone e preziose intenzioni si trasformino in –e trasformino la- realta'. Senza questa consapevolezza, non si puo' che sbattere la testa contro muri di duro cemento, scoraggiarsi e magari anche pensare di riandarsene via.

Qualche giorno fa le abbiamo inviato, su sua richiesta, alcuni emendamenti al suo disegno di legge sul testamento biologico. Fra questi, ci pare essenziale modificare l'articolo 5 del suo disegno, che recita:
"Art. 5 - (Situazione d’urgenza) 1. Non e' richiesto il consenso al trattamento sanitario quando la vita della persona incapace sia in pericolo ovvero quando il suo consenso o dissenso non possa essere ottenuto e la sua integrita' fisica sia minacciata.
2. Il consenso al trattamento sanitario del minore non e' richiesto quando il minore stesso versi in pericolo di vita o sia minacciata la sua integrita' fisica."

Le proponiamo di aggiungere all'articolo il seguente comma:
"3. Sono in ogni caso fatte salve le decisioni sostitutive e le dichiarazioni anticipate di trattamento conosciute dal medico curante, o a questi tempestivamente prospettate, anche quando la vita della persona incapace sia in pericolo e la sua integrita' fisica sia minacciata. La violazione delle volonta' cosi' espresse non puo' essere mai giustificata dallo stato di necessita' e urgenza.".

Lei si domandera' perche' sia necessaria questa precisazione. Le sembrera' ovvio che non vi sia necessita' del consenso informato in situazioni di urgenza solo quando non vi sia gia' un testamento biologico di cui il medico immediatamente dispone.
Eppure, senatore Marino, questo "cavillo" e' fondato sulla conoscenza della giurisprudenza italiana in materia di trattamento sanitario, che ha, in passato, giustificato -a vario titolo- azioni e interventi non voluti con il crisma della necessita' ed urgenza. Riteniamo fondamentale chiarire inequivocabilmente questo punto.

Per le stesse ragioni proponiamo di specificare esplicitamente, affinche' nessuno metta mai piu' in dubbio quello che a lei, come a noi, pare "ovvio" la natura medico-sanitaria dell'alimentazione, dell'idratazione e della respirazione artificiale, inserendole a pieno titolo fra i trattamenti sanitari rifiutabili attraverso le dichiarazioni anticipate o decisioni sostitutive:
All'articolo 1, lettera b), dopo le parole "con qualsiasi mezzo," sono aggiunte le seguenti parole:
"compreso il trattamento di sostentamento vitale quali l'alimentazione, l'idratazione, e la respirazione artificiale,".


Le ripeto con convinzione che lei e' l'uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto. Rinnovandole la mia fiducia, mi auguro che voglia prendere in considerazione cio' che le scrivo per evitare che le sue buone intenzioni rimangano tali di fronte ad un sistema-Paese che privilegia il "cavillo" sopra la sostanza delle cose.

Per darle un'idea precisa di cio' che intendo, la invito a leggere questo articolo di Claudia Moretti, legale Aduc, sui distinti e contrapposti orientamenti giurisprudenziali in tema di trattamento di sostentamento vitale:

  • Posso staccare il Respiratore

    Rimanendo a disposizione per ulteriori chiarimenti, le faccio i migliori auguri di buon lavoro.

    Cari saluti,

    Pietro Yates Moretti

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