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02/02/2007 Caso Welby, “assolto” il medico che staccò il respiratore. Pro e contro, pareri discorsi (Stefano Caredda, http://www.korazym.org)

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L’Ordine dei medici di Cremona archivia il procedimento deontologico nei confronti di Mario Riccio, che eseguì le volontà di Piergiorgio Welby. Il presidente dell’Ordine nazionale a Korazym.org: “Condivido”. Contrarietà da parte dei medici cattolici.

ROMA – Archiviazione. E’ finito ieri, prima ancora di iniziare, il procedimento deontologico aperto dall’Ordine dei medici di Cremona nei confronti di Mario Riccio, il medico che il 20 dicembre scorso staccò il respiratore che teneva in vita Piergiorgio Welby, decretandone la morte. Una archiviazione “per acclamazione”, raggiunta all’unanimità nella notte di mercoledì scorso: tutti d’accordo i quindici componenti il collegio. Il procedimento aveva preso il via lo scorso 27 dicembre, con un primo colloquio fra il presidente dell'Ordine di Cremona, Andrea Bianchi, e Riccio: in quel faccia a faccia Bianchi aveva potuto ascoltare la ricostruzione fornita dall’anestesista, che per avallare le sue decisioni aveva presentato alcuni documenti e un diario con il racconto degli ultimi momenti di vita di Welby. La commissione si era poi riunita il 26 gennaio scorso, e in seconda battuta il 31 gennaio: a mezzanotte la decisione di archiviare il caso.

Il dottor Riccio è soddisfatto: “Dal punto di vista deontologico c'è stata la conferma che i pazienti possono sospendere una terapia, anche quelle salvavita: il medico non è cioè deontologicamente perseguibile se permette al paziente di sospendere la terapia, come si è trattato nel caso Welby”. Qualcosa che “non ha niente a che vedere con l'eutanasia o con il testamento biologico”. E “contenta" si è detta anche Mina, la moglie di Piergiorgio Welby: "Me l'aspettavo. So che i medici sono rigorosi in quello che fanno e tra di loro: sono contenta che sia finita così. Il dottor Riccio ha aiutato Piergiorgio ad avere una morte serena".

Eppure, la decisione dell’Ordine di Cremona fa discutere. Anzitutto perché essa sarà acquisita agli atti dalla procura di Roma che sta seguendo un’indagine sul caso Welby, per verificare se è stata la dose di sedativo iniettata a causare la morte dell’uomo. Le indagini sono condotte senza che sia stata formulata alcuna ipotesi di reato e senza alcun indagato: quasi un atto dovuto, anche in risposta alla denuncia che il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, presentò ai carabinieri dopo la morte di Welby, ipotizzando a carico del medico il reato di “omicidio del consenziente” (art. 579 codice penale). E proprio fra l’ex capo dello stato e il presidente dell’ordine cremonese Bianchi ieri c’è stato un botta e risposta, con il secondo a giudicare “fuori luogo” le accuse dell’ex capo dello stato e quest’ultimo a ironizzare sulle dichiarazioni del primo e sull’importanza che – secondo Bianchi – avrebbero avuto per la decisione dell’Ordine le parole spese dal cardinal Martini nell’ormai celebre articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore: “Un importante aiuto alla nostra decisione” – ha infatti dichiarato il presidente dell’Ordine dei medici di Cremona – “è arrivato dal cardinal Martini che con lucidità ha saputo distinguere tra eutanasia e interruzione del trattamento: parlo da laico coinvinto, ma in me e in tutti i membri della commissione disciplinare le parole del cardinale sono state di grande supporto, indicando anche la necessità di arrivare al più presto ad un equilibrio e a una legge sul testamento biologico”.

La decisione dei medici cremonesi lascia però alquanto interdetto il presidente nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci), Vincenzo Saraceni: “La decisione non risolve i problemi, perchè dobbiamo chiarire se si è trattato di eutanasia, oppure no.  Dire che il comportamento di Riccio è stato ineccepibile - spiega Saraceni - equivale ad affermare che non è stato un gesto di eutanasia, perché il codice la vieta in maniera esplicita. Ed è proprio questo che non ci sentiamo di accettare”. Secondo il presidente dei medici cattolici, "il Codice deontologico quando si è espresso a favore della possibilità che il paziente chieda la sospensione delle cure, voleva riferirsi alle condizioni che possono configurare un accanimento terapeutico e non invece ai provvedimenti salvavita di lunga durata”.

Non la pensa così invece il presidente nazionale dell’Ordine dei medici, Amedeo Bianchi, che raggiunto da Korazym.org manifesta tutto il suo apprezzamento per l’operato dei colleghi lombardi: “Come Ordine nazionale abbiamo sempre rispettato la loro autonomia e competenza” – ha detto – “e ciò che riferirò al Comitato centrale è che l’azione dei colleghi è stata estremamente attenta e responsabile”. Quali sono stati i passaggi seguiti? “Si è cercato anzitutto di capire se ci si trovasse di fronte ad un atto eutanasico, e la cosa è stata esclusa; in secondo luogo se quello di Welby fosse un caso di accanimento terapeutico, e la risposta è stata negativa. In terzo luogo, infine, se si configurasse un caso di abbandono terapeutico. E anche in questo caso ci si è risposti di no. A questo punto la vicenda è stata ricondotta nell’ambito del rispetto del principio di autodeterminazione del paziente, e conseguentemente il dottor Riccio è stato sollevato da ogni provvedimento disciplinare”. Dunque, è stata affermata la piena liceità deontologica. Eppure, non resta un confine labile fra principio di autodeterminazione nelle cure e principio di indisponibilità del proprio corpo e della propria vita? “Certamente si” – risponde il presidente nazionale dell’Ordine dei medici – “e infatti l’urgenza è quella di trovare una coerenza fra le disposizioni costituzionali in tema di trattamento sanitario e autodeterminazione delle cure e le norme dell’ordinamento penalistico e civilistico sulla indisponibilità della propria vita”. In definitiva, dunque, condivide l’operato dei suoi colleghi di Cremona? “Il loro non era un compito facile, hanno dovuto ricondurre tutta la vicenda al nocciolo fondamentale, agli elementi di liceità deontologica. E personalmente condivido in pieno la loro risposta”.

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