
Secondo i dati della Goletta del Sarno, su
30 punti di analisi, solo sei sono risultati non inquinati. Tutti gli altri, per carenza del sistema fognario-depurativo che non riesce a
coprire tutti gli insediamenti abitativi, dell'agricoltura con i suoi
fertilizzanti chimici e i fitofarmaci e
dell'industria che non tratta come dovrebbe i propri scarichi idrici., sono
risultati inquinati.
Otto sono stati
i punti analizzati lungo il Sarno, di cui 2 buoni e uno sufficiente alle
sorgenti, quattro con giudizio di scarso e 1 cattivo. Altri 8 sono stati i
punti campionati lungo la Solofrana, di cui 1 elevato, 1 scarso e 6
cattivo). Cattivo, invece, è stato il giudizio per i due prelievi all’Alveo
comune nocerino e i due al Cavaiola.
Il fiume è risultato leggermente meno
inquinato, più inquinati, invece, sono risultati gli affluenti con valori elevati di
ammoniaca e nitrati.
Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente ha affermato che
“In Europa il 22 dicembre 2015 scadrà
il termine per il raggiungimento degli obiettivi ambientali di buono
stato ecologico per tutti i corpi idrici previsti dalla direttiva
quadro sulle acque. Ma continuano ad essere pochi in Italia i casi in cui si
è investito sui corsi d’acqua con interventi di riqualificazione,
rinaturalizzazione, prevenzione e mitigazione del rischio e insieme
di tutela degli ecosistemi. Serve però la volontà politica perché una
corretta gestione della risorsa idrica deve prevedere azioni e strumenti
precisi”.
Per il dossier completo,
http://legambiente.campania.it/news/comunicati/fiume-sarno-che-sofferenza/
I fiumi sono a rischio
anche per via
dell'inquinamento da farmaci. I
residui di medicinali che raggiungono i fiumi sono in grado di porre in
serio pericolo l'ecosistema degli stessi, arrivando a disseccare quasi
completamente lo strato di batteri, alghe e funghi che rende scivolose
le rocce dei fiumi e che è vitale per il loro equilibrio, come da
ricerca del
Cary Institute of Ecosystem Studies di Millbrook.
I farmaci giungono
alle acque dei fiumi principalmente per via di perdite di acque
reflue da parte di condutture in pessimo stato
o da vere e proprie esondazioni sia fognarie che agricole. con
dei sistemi di filtraggio che non
bastano ad arginare il problema per cui i corsi
d'acqua di tutto il mondo sono esposti alla presenza di residui di ogni
tipo di farmaco utilizzato da parte della popolazione. soprattutto antistaminici ed antibiotici, sul
biofilm che protegge le rocce dei fiumi, perchè formano uno strato invisibile ad
occhio nudo, ma essenziale per l'equilibrio dell'ecosistema fluviale.
L'effetto peggiore sul
biofilm è stato attribuito all'antistaminico difenidramina,
impiegato in caso di allergie.
E' stato calcolato che ogni anno
nel Po vengono versati due tonnellate e mezzo di farmaci e droghe
contaminanti come da allarme lanciato dai ricercatori
dell'istituto Mario Negri a Milano, anche se al momento non ci
sarebbe alcun rischio per la qualità e la sicurezza delle acque
potabili, ma è importante intervenire per arginare il problema.
Danni anche nei laghi dove vi sono meno
pesci per colpa di farmaco per diabete come avviene nel Michigan dove
la metformina agisce su alcuni geni che regolano la riproduzione di
questi animali. Allarme anche per i batteri resistenti agli antibiotici
Uno studio tutto italiano dell’Istituto Mario Negri ha
rilevato che nelle acque del fiume Po scorrono i residui di oltre 40 mila dosi giornaliere di cocaina.
Per anni si è ipotizzato che il volume di acqua nell’area dei grandi laghi fosse
così immenso da diluire senza nessun problema i residui delle molecole in arrivo
dagli impianti di trattamento delle acque ma non è così.e gli antibiotici,
soprattutto per utilizzo animale, potrebbero rappresentare un vero pericolo ed è
possibile ritrovare ceppi batterici resistenti proprio in prossimità
degli scarichi, un problema che potrebbe diventare presto di salute pubblica.
Da ricordare infine che secondo uno studio realizzato dall’Università di Linkping in Svezia ha mostrato un dato veramente preoccupante, che in molti non si aspettavano, infatti, è emerso che fiumi e laghi emettono un alto quantitativo di metano, pari addirittura al 25% di tutta l’anidride carbonica del pianeta.
Il metano rilevato nell’acqua dolce di circa 474 bacini analizzati sarebbe la conseguenza del gas serra rilasciato dalla vegetazione in decomposizione e di altre sostanze organiche presenti nei corsi d’acqua, bacini idrici, laghi e torrenti.
Il metano prodotto dalla degradazione di materiale organico in ambiente anaerobico è 25 volte più deleterio per l’ambiente rispetto all’anidride carbonica, visto che la sua capacità nel trattenere il calore è di circa 30 volte maggiore a quella dell' anidride carbonica che viene in parte assorbita dalle piante.
Ogni anno vengono prodotti almeno 103 teragrammi di metano, corrispondenti a 0,65 petagrammi di anidride carbonica.
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