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11/11/2010 Tassi BCE invariati anche a novembre

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Sulla base della consueta analisi economica e monetaria, il Consiglio direttivo continua a considerare adeguato il livello attuale dei tassi d’interesse di riferimento della BCE e ha pertanto deciso di lasciarli invariati. Tenuto conto dell’insieme delle nuove informazioni e analisi che si sono rese disponibili dopo la riunione dello scorso 7 ottobre, il Consiglio direttivo seguita ad attendersi che l’evoluzione dei prezzi resti moderata nell’orizzonte di medio periodo rilevante per la politica monetaria. I recenti dati economici sono coerenti con la sua valutazione che la dinamica di fondo della ripresa rimane positiva, sia pure in presenza di incertezza. L’analisi monetaria conferma uno scenario di pressioni inflazionistiche contenute a medio termine. Il Consiglio direttivo si attende che la stabilità dei prezzi sia preservata nel medio periodo, sostenendo così il potere di acquisto delle famiglie nell’area dell’euro. Le aspettative di inflazione rimangono saldamente ancorate in linea con l’obiettivo di mantenere i tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento a medio termine. Il saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione resta essenziale.

Nel complesso, l’attuale orientamento della politica monetaria continua a essere accomodante. Tale orientamento, l’offerta di liquidità e le modalità di aggiudicazione saranno modificati secondo opportunità, tenendo conto del fatto che l’insieme delle misure non convenzionali adottate nel periodo di acute tensioni finanziarie è pienamente coerente con il mandato della BCE e, per come strutturato, di natura temporanea. Il Consiglio direttivo continuerà dunque a seguire tutti gli andamenti nel prossimo periodo con molta attenzione.

Per quanto concerne l’analisi economica, i dati recenti e gli ultimi risultati delle indagini congiunturali confermano in generale che permane una dinamica di fondo positiva della ripresa economica. In linea con le precedenti aspettative, questo implica il perdurare della crescita del PIL in termini reali nella seconda metà di quest’anno. Il recupero dell’economia mondiale dovrebbe proseguire, e quindi anche il suo impatto positivo sulla domanda di esportazioni dell’area dell’euro. Allo stesso tempo la domanda interna del settore privato, sostenuta dall’orientamento accomodante della politica monetaria e dalle misure adottate per ripristinare il funzionamento del sistema finanziario, dovrebbe contribuire alla crescita. Ci si attende tuttavia che la ripresa dell’attività sia frenata dal processo di aggiustamento dei bilanci in corso in diversi comparti.

Secondo la valutazione del Consiglio direttivo, i rischi per queste prospettive economiche restano orientati lievemente verso il basso, in un contesto caratterizzato da incertezza. Da un lato, il commercio mondiale potrebbe continuare a crescere più rapidamente delle attese, sostenendo le esportazioni dell’area dell’euro. Dall’altro lato, permangono timori riguardo al riemergere di tensioni nei mercati finanziari. Inoltre, i rischi al ribasso sono connessi a nuovi rincari del petrolio e di altre materie prime, a spinte protezionistiche e a una possibile correzione disordinata degli squilibri internazionali.

Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi, come anticipato, il tasso di inflazione sui 12 mesi misurato sullo IAPC è aumentato nell’area dell’euro, passando dall’1,8 per cento di settembre all’1,9 di ottobre, secondo la stima rapida dell’Eurostat. Nei mesi a venire l’inflazione si collocherà intorno ai livelli attuali, per poi ridursi nuovamente e rimanere nel complesso moderata nel corso del 2011. Le aspettative di inflazione di medio-lungo periodo continuano a essere saldamente ancorate in linea con l’obiettivo del Consiglio direttivo di preservare tassi di inflazione inferiori ma prossimi al 2 per cento a medio termine.

I rischi per le prospettive sui prezzi sono orientati lievemente verso l’alto e sono connessi, in particolare, all’evoluzione delle quotazioni dei beni energetici e delle materie prime non petrolifere. Gli incrementi dell’imposizione indiretta e dei prezzi amministrati potrebbero inoltre superare le aspettative correnti, data l’esigenza di risanare i conti pubblici nei prossimi anni. Al tempo stesso, ci si attende tuttora che i rischi per gli andamenti interni dei prezzi e dei costi risultino contenuti.

Passando all’analisi monetaria, il tasso di crescita sui 12 mesi di M3 è rimasto sostanzialmente invariato, all’1,0 per cento in settembre, dopo l’1,1 di agosto. I prestiti al settore privato si sono mantenuti stabili rispetto ad agosto, registrando una variazione dell’1,2 per cento sul periodo corrispondente. Guardando oltre gli andamenti nei singoli mesi, la dinamica dell’aggregato monetario ampio e dei prestiti continua a essere modesta e a confortare la valutazione di un ritmo moderato dell’espansione monetaria di fondo e di pressioni inflazionistiche contenute nel medio periodo.

Il tasso di crescita sui 12 mesi di M1 ha continuato a scendere, portandosi al 5,9 per cento in settembre, mentre quello degli altri depositi a breve termine è divenuto meno negativo. Ciò riflette l’ampliamento del differenziale tra i tassi di interesse corrisposti sui depositi a termine a breve scadenza e quelli sui depositi a vista.

L’espansione sui 12 mesi dei prestiti bancari al settore privato beneficia in maniera crescente del flusso dei prestiti alle società non finanziarie. Il tasso di variazione sui 12 mesi di quest’ultimo aggregato è ancora lievemente negativo, ma gli andamenti degli ultimi mesi suggeriscono che il punto di svolta è stato raggiunto in precedenza nell’anno. Ciò sarebbe coerente con il fatto che i prestiti reagiscono con un certo ritardo all’attività economica nell’arco del ciclo, come è stato osservato anche in passato. In settembre il tasso di crescita sui 12 mesi dei prestiti alle famiglie è stato pari al 2,8 per cento, mantenendosi sui livelli osservati nei mesi scorsi.

Le banche hanno continuato ad accrescere gradualmente la componente del credito al settore privato dei loro bilanci complessivi, tuttavia devono dimostrarsi capaci di incrementarne la disponibilità quando aumenterà ulteriormente la domanda. Ove necessario, per raccogliere tale sfida dovrebbero trattenere gli utili, ricorrere al mercato per rafforzare maggiormente la propria componente patrimoniale oppure sfruttare appieno le misure di sostegno pubblico a favore della ricapitalizzazione.

In sintesi, l’attuale livello dei tassi d’interesse di riferimento della BCE resta adeguato e pertanto il Consiglio direttivo ha deciso di lasciarli invariati. Tenuto conto dell’insieme delle nuove informazioni e analisi che si sono rese disponibili dopo la riunione dello scorso 7 ottobre, il Consiglio direttivo seguita ad attendersi che l’evoluzione dei prezzi resti moderata nell’orizzonte di medio periodo rilevante per la politica monetaria. I recenti dati economici sono coerenti con la sua valutazione che la dinamica di fondo della ripresa rimane positiva, sia pure in presenza di incertezza. La verifica incrociata dei risultati dell’analisi economica con quelli dell’analisi monetaria conferma uno scenario di pressioni inflazionistiche contenute a medio termine. Il Consiglio direttivo si attende che la stabilità dei prezzi sia preservata nel medio periodo, sostenendo così il potere di acquisto delle famiglie nell’area dell’euro. Le aspettative di inflazione rimangono saldamente ancorate in linea con l’obiettivo di mantenere i tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento a medio termine. Il saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione resta essenziale.

Per quanto concerne le politiche di bilancio, è evidente che bisogna rafforzare la fiducia dei cittadini nella capacità dei governi di restituire sostenibilità alle finanze pubbliche e che occorre ridurre i premi al rischio nei tassi di interesse, favorendo quindi la crescita durevole nel medio periodo. A questo fine è essenziale che i paesi portino avanti piani di risanamento pluriennali credibili e attuino integralmente le misure di riequilibrio previste. Nei bilanci per il 2011 devono precisare interventi di aggiustamento credibili dei conti, incentrati sul lato della spesa. Ogni evoluzione positiva delle finanze pubbliche, che possa verificarsi sulla scorta di fattori quale un contesto economico più favorevole delle attese, dovrebbe essere sfruttata per accelerare il processo di riequilibrio dei conti.

L’urgente attuazione di riforme strutturali di ampia portata è essenziale per migliorare le prospettive di una maggiore crescita sostenibile. Profonde riforme risultano particolarmente necessarie nei paesi che in passato hanno subito una perdita di competitività o che al momento soffrono di disavanzi nei conti pubblici e disavanzi esterni elevati. Eliminare le rigidità del mercato del lavoro e potenziare la crescita della produttività favorirebbero ulteriormente il processo di aggiustamento di tali economie. Inoltre, stimolare la concorrenza nei mercati dei beni e soprattutto dei servizi agevolerebbe la ristrutturazione dell’economia e incoraggerebbe l’innovazione e l’adozione di nuove tecnologie.

Alla riunione del 28 e 29 ottobre scorsi i capi di Stato o di governo dell’Unione europea hanno concordato la riforma della governance economica dell’UE. Le proposte avanzate dal Presidente Van Rompuy costituiscono un rafforzamento del presente quadro di sorveglianza macroeconomica e dei conti pubblici nell’UE. Tuttavia, a giudizio del Consiglio direttivo, tali proposte non bastano ad assicurare quel salto di qualità che esso chiede per la governance economica dell’Unione monetaria.

In particolare, il Consiglio direttivo nutre timori sul fatto che nell’attuazione della sorveglianza delle finanze pubbliche non vi sia sufficiente automaticità, che la regola sulla riduzione del rapporto debito pubblico/PIL non sia precisata e che le sanzioni finanziarie non siano state espressamente confermate nella procedura di sorveglianza macroeconomica.

Con particolare riguardo a quest’ultima, il nuovo sistema di sorveglianza reciproca dovrebbe concentrarsi fermamente sui paesi dell’area dell’euro che soffrono di perdite durevoli di competitività e di elevati disavanzi di conto corrente. Inoltre, dovrebbe essere determinato da meccanismi di attivazione trasparenti ed efficaci. Sarebbe fondamentale che le valutazioni degli squilibri macroeconomici e le raccomandazioni in merito agli interventi correttivi siano divulgate ampiamente in tutte le fasi del processo di sorveglianza.

I cittadini e i mercati possono fare affidamento sul fermo impegno del Consiglio direttivo ad adempiere il suo mandato di mantenere la stabilità dei prezzi nel medio periodo.

Questo numero del Bollettino contiene due articoli: il primo riconsidera il ruolo dei prezzi delle attività nella conduzione della politica monetaria, mentre il secondo presenta i recenti miglioramenti dell’analisi monetaria della BCE.

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