(ANSA) - ROMA, 27 NOV - Ancora in calo la fiducia delle imprese del commercio, edilizia e servizi di mercato. Lo rileva l’Isae nelle consuete inchieste mensili. L’indice della fiducia dei commercianti di novembre conferma l’andamento nettamente negativo del mese scorso, portandosi da 105,5 a 97,4, sui minimi da maggio 2005. In un quadro di forte accumulo delle giacenze, crescono le attese negative sull’andamento futuro delle vendite e peggiorano significativamente anche quelle sul volume corrente degli affari.
Con la crisi continua a calare la fiducia dei commercianti? A noi sembrano lacrime di coccodrillo! Siamo convinti che l’accelerazione decisiva a questo preocesso economico che ha portato prima a bruciare le ‘riserve’ finanziarie delle famiglie e poi alla crisi col conseguente calo dei consumi, sia stata innescata dalla speculazione sul valore dell’euro. Ci spieghiamo meglio.
Quando è stato introdotto l’euro automaticamente la stragrande maggioranza dei commercianti ha pensato bene di speculare sulle spalle del consumatore sfruttando il momento di confusione e praticamente raddoppiare i prezzi al consumo facendo passare l’idea (e il fatto!) del rapporto 1 euro= 1000 lire (ricordiamo che un euro era quasi 2000 lire!).
Questo ha portato ad un rapido guadagno da un lato, ma dall’altro ad un lento ed inesorabile esaurimento dei risparmi delle famiglie prima e all’inevitabile calo degli acquisti poi. Inoltre il diffuso aumento dei prezzi ha fatto calare il potere d’acquisto del denaro e quindi anche chi furbescamente ha pensato di arricchirsi di fatto si è trovato in mano più soldi ma con cui poteva acquistare le stesse cose di prima.
Il risultato? È stata innescata una paurosa crisi del commercio, pochissimi hanno avuto vantaggi tangibili, ora ci si lamenta perché non si vende più. Purtroppo, cari commercianti, i polli li avete già spennati. Il fondo del barile è stato raschiato! L’unico modo per riprendere le vendite è abassare drasticamente i prezzi! Si potrebbe dire che così i commercianti ci perdono, noi riteniamo semplicemente che siano costretti a restituire ciò che scorrettamente avevano tolto dalle tasche dei consumatori.
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